“Ehi! come stai?”
“Bene, grazie. Ma chi sei?”
”Non ti ricordi di me?”
“Ora che ti guardo bene mi ricordi qualcosa ma onestamente non saprei, dove ci siamo conosciuti?”
“Questo mi fa sorridere ….”
“Puoi dirmi chi sei così …mettiamo fine a questo….??”
“Sono il tuo corpo. SONO IL TUO CORPO. Pensa, siamo insieme da tanto tempo eppure non ricordi bene chi sono. Viviamo insieme, trascorriamo intere e intense giornate, lunghe notti, grandi esperienze, terribili momenti, traumi, gioie, ansie e tensioni. Io sono la tua memoria. Sento, percepisco, immagazzino, reagisco, mi adatto. Faccio tante cose per te e ti aiuto a vivere ogni giorno rispondendo alle tue emozioni. Che peccato che tu non sappia bene chi sono io, che non mi ascolti abbastanza, che i messaggi che ti invio vengano da te ignorati. Se solo mi lasciassi parlare, se solo ti fermassi un momento ad ascoltare, se solo tu mi conoscessi di più, ti renderesti conto quale risorsa sono per te, di quanto, se ben trattato, posso aiutarti”.
Se il corpo parlasse (e la mente ascoltasse)
Ecco, chissà se qualcuno si è ritrovato in questo dialogo immaginario, se qualcuno di voi ha sorriso o se si è detto “io conosco benissimo il mio corpo e i suoi segnali”. In questo inventato scambio di battute il corpo richiama l’attenzione della mente e la invita a prestargli interesse, valorizzando quanto può offrirgli.
Le nostre giornate sono lunghe, la tensione fisica è alta così come lo è la tensione mentale, il livello di ansia cresce, e la respirazione diaframmatica diviene sconosciuta ai più. Immaginiamo quanto segue: rientriamo a casa dopo una giornata intensa, densa di impegni e appuntamenti, dove emozioni diverse e contrastanti si sono susseguite senza tregua, senza avere il tempo di metabolizzare. Il respiro corto, i muscoli in tensione, sempre pronti a scattare. Ci sdraiamo sul divano, guardiamo il soffitto e, facendo un respiro profondo, ci concediamo qualche minuto di riposo. Ma i nostri muscoli sono veramente distesi? Hanno ancora un po’ di tensione residua? E i pensieri? Come li stiamo elaborando? Come stiamo effettivamente gestendo questo momento di “rilassamento”?
Il nostro stile di vita, che fa assomigliare la nostra quotidianità più a una gara che lascia col fiato sospeso che a un vero e proprio percorso di vita, conferisce ancora più importanza all’imparare a rilassarsi.
Lavorare sul corpo consapevolmente
Consideriamo come punto di partenza il fatto che il corpo sia entrato a far parte della pratica della psicoterapia: ciò indica che il nostro corpo è una fonte inesauribile di microscopici segnali che, se ben ascoltati ed accolti, possono per noi divenire un potenziale considerevole per la conoscenza di noi stessi, dei nostri limiti e dei nostri punti di forza. “Soma e psiche seguono il principio dei vasi comunicanti, dunque le conseguenze di una mal interpretazione delle emozioni e delle sensazioni si riversa sul nostro fisico. Quando la nostra intimità è, per così dire, bloccata, i nostri muscoli diventano tesi, contratti e la respirazione è superficiale e ridotta al minimo indispensabile. Naturalmente questa situazione di blocco è tendenzialmente inconsapevole”.
Attraverso proprio il lavoro di decontrazione dei muscoli e della respirazione, i segnali, le emozioni e le sensazioni passano a un livello di consapevolezza, divenendo così più ricettivi nei confronti di noi stessi. A questo proposito, sarebbe importante che ognuno di noi avesse a sua disposizione delle strategie di rilassamento efficaci. Le tecniche di rilassamento possono aiutare a lavorare sul corpo per favorire uno stato di benessere attenuando sintomi sia di origine somatica che fisica. In generale possono aiutare la persona a gestire meglio quelle situazioni di vita quotidiana che sono altamente stressanti.
Il Rilassamento Muscolare Progressivo
Come modello di riferimento prendiamo il Rilassamento Muscolare Progressivo di Jacobson. Tale tecnica è stata elaborata dalla statunitense attorno agli anni 30 e, a differenza di altre tecniche, ha escluso quasi totalmente la parte psicologica del rilassamento, concentrandosi solo ed esclusivamente sull’aspetto neuromuscolare. Da un punto di vista clinico, Jacobson ha elaborato un training che permette di imparare a rilassarsi senza controindicazioni ed è di larga applicazione. Lo stress induce tensione muscolare e mentale e anche da questo derivano malattie psichiche e fisiche. Ridurre la tensione muscolare potrebbe divenire un antidoto per la prevenzione.
Jacobson si interessa alla tensione muscolare sotto il punto di vista neurofisiologico e le sue prime ricerche hanno come protagonista il sussulto: il sussulto in una persona è facilitato da uno stato di tensione, questo infatti non avviene quando il soggetto è disteso. Egli dimostrò come i processi mentali, le emozioni, etc., sono associate a movimenti neuromuscolari che alterano il normale tono di riposo.
Focus sul corpo
Prima sono stati chiamati in causa i pensieri. Nel training viene data molta importanza a questi che non vengono contrastati ma solo assecondati, ma la concentrazione è sull’ascolto del corpo, una concentrazione sensoriale e non su pensieri o altri elementi ambientali.
Il programma di rilassamento segue il principio di gradualità, ovvero ogni step del training e del processo di generalizzazione avviene gradualmente e per fasce muscolari, tenendo ovviamente in considerazione le abilità acquisite (senso muscolare) e delle caratteristiche soggettive.
La generalizzazione è la metodologia secondo la quale si applica la tecnica del rilassamento alla vita quotidiana al fine di gestire gli eventi stressanti, stress soggettivi e/o ambientali, che creano uno stato di ansia. Tendenzialmente le persone che hanno appreso tale tecnica di rilassamento dicono di riuscire ad applicarlo anche in contesti di vita quotidiana: in ufficio; mentre aspettano l’autobus; seduti sulla sedia. Viene proposto anche ai bambini che possono applicarlo anche in classe stringendo una pallina di gomma. Per chi insegna tale tecnica diviene obiettivo prioritario quello di saper portare il paziente in una condizione di ascolto del proprio corpo. Per concludere, lavorare sul corpo può essere una risorsa straordinaria nella gestione dello stress.