Da qualche tempo le parole più pronunciate sono: quarantena, coronavirus, Covid-19, mascherina, igienizzante, e chi più ne ha più ne metta. Il Covid-19 ci ha costretti a una condizione quasi surreale. Le strade si svuotano, le persone indossano mascherine e guanti per uscire, gli spostamenti sono limitati, il silenzio in alcuni momenti della giornata è assordante, soprattutto dopo le 18, orario imposto per la chiusura delle attività. Tutti in casa, chiamati a limitare la propria libertà in nome di una battaglia importante per tutti.
Diversi meccanismi si instaurano in questo periodo che, forse, riempirà i libri di storia dei nostri nipoti. La convivenza è forzata, lo spazio è circoscritto, i tempi si dilatano inevitabilmente. L’Hashtag #iorestoacasa, oltre ad essere un monito fondamentale in questo momento, riporta una parola tanto usata quanto poco soppesata: CASA. “Casa” ha un significato profondo che si connota di sfaccettature e colori diversi in relazione alle singole persone. Per i bambini “casa” è molto di più di mura tinteggiate, quando colorate, che sorreggono quadri e foto.
Bambini e coronavirus: quando la casa diventa tutto
La casa è quel luogo fisico e psicologico dove il bambino struttura la sua personalità attraverso le relazioni interpersonali con genitori e fratelli. “Nucleo originario amato e odiato” (A. Oliverio Ferraris). Il TEST del disegno della casa è per il bambino il momento in cui contatta direttamente quel nucleo. Lì proietta le proprie associazioni con le relazioni familiari, il vissuto emotivo esperito all’interno della casa. (“I disegni dei bambini. Metafore e simboli del benessere bambino”. G. Crocetti, 2008)
Proprio sul binomio “casa/bambino” noi del Centro Psicologia Monterotondo volevamo porre l’accento in questo breve articolo. I nostri bambini, in casa, limitati nei movimenti, nell’agire a tutto tondo, nelle possibilità, hanno comunque la necessità di esprimersi e crescere. I genitori sono chiamati ad assumere più ruoli di quanti ne rivestano in condizioni di vita normale. Per dare qualche spunto o una semplice mappa, noi del Centro Psicologia Monterotondo, abbiamo avuto l’onore di intervistare la Dott.ssa Eleonora Berardi, specializzata in Psicoterapia Analitico Transazionale, lavora presso il Centro Primo Respiro e l’Istituto San Giorgio specializzato per i Disturbi della Condotta Alimentare si occupa di preadolescenti, adolescenti e età adulta.
La Dott.ssa Berardi ci viene in aiuto rispondendo alle nostre domande rispetto alla gestione e condivisione dei tempi e spazi con i nostri bambini. RingraziandoLa per aver accettato il Nostro invito, innanzitutto Le chiediamo se i genitori debbano o meno condividere le informazioni circa il Covid-19 con i loro figli e, se si, in che termini.
Comunicare al bambino emozioni e informazioni
Il genitore, che sta facendo anche i conti con il proprio mondo emotivo, secondo Lei, è chiamato a condividere le proprie emozioni con i figli?
Le Emozioni sono la risposta psicofisiologica a eventi interni o esterni, che in questo momento delicato, generano maggiormente uno stato d’allerta. In questa situazione di emergenza, ognuno di noi percepisce il proprio mondo emotivo attraverso un’espressione interna (accelerazione o rallentamento del battito cardiaco, dilatazione pupillare, tremori, iperattività gastrointestinale, ecc.) e un’espressione esterna (postura corporea, mimica facciale, tono della voce). Sono proprio queste ultime manifestazioni che i nostri bambini captano e interpretano, talvolta erroneamente qualora noi adulti siamo impegnati a camuffarle, nel tentativo di proteggerli.
Il nostro mondo emotivo è caratterizzato ad oggi da ansia, preoccupazione per la salute dei nostri cari e per la precarietà lavorativa. Affinché sia percepito dai bambini in maniera chiara e rassicurante, è preferibile che sia comunicato attraverso il riconoscimento reciproco degli stati emotivi. Questo vale in tutte le situazioni in cui i ruoli prevedono posizioni asimmetriche, ovvero una gerarchia genitore/figlio, professore/alunno.
“Ogni essere umano non si nutre soltanto di viveri, ma necessita di un cibo sociale: il riconoscimento” (Berne E.1964,). Con questa frase Eric Berne, ci spiega che, per godere di buona salute psicologica, specialmente in questo momento storico, tutti, sia i nostri bambini che noi genitori, abbiamo bisogno di sentirci visti, percepiti e di esistere per gli altri.
Riconoscere le emozioni dell’altro
Affinché i bambini si sentano al sicuro, occorre metterli a conoscenza di ciò che stanno provando gli adulti intorno a loro, in maniera da fungere da rispecchiamento sicuro e riconoscimento delle proprie paure. Ovviamente, la condivisione emotiva può avvenire in maniera diversa a seconda dell’età del proprio figlio. Esprimersi emotivamente, può prevedere l’improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, a costruire un’immagine, un gioco o un disegno. Con questi strumenti i bambini si rispecchiano nelle parole dei genitori e trovano rassicurazione, in un ambiente in cui possono esprimersi e accrescere la loro sensibilità.
Contestualmente, come accogliere le emozioni dei bambini rispetto a questa pandemia?
Lo stravolgimento delle attività di vita quotidiana, l’astensione dalla normalità, è ciò che i bambini osservano e che possibilmente crea confusione dentro di loro. Ogni bambino è un individuo a sé. Non esiste un manuale di gestione emotiva dei propri figli da usare in caso di pandemia che sia più efficace della conoscenza singola che ogni genitore ha del proprio bambino o adolescente. La consapevolezza delle proprie intuizioni, rispetto a come accogliere il mondo emotivo dell’altro, deve essere accompagnata da una comunicazione di sostegno. Questa comunicazione è, a volte, silenziosa: una presenza concreta e fiduciosa è più efficace di molte parole.
Nello specifico accogliere le emozioni dei vostri figli, significa saper sorreggere le sofferenze e anche la disperazione, sollecitando le risorse interne del singolo bambino attraverso una comunicazione di fiducia e investimento sulle sue capacità, evitando di sostituirvi nella risoluzione del momento di confusione attraverso parole e azioni che mirino a “passare oltre” quel momento, perché andrà tutto bene, ma in questo momento bambini e adolescenti, tutti, hanno il diritto di essere spaventati e di poterlo esprimere.
Focalizzare l’attenzione sull’attimo presente
Dalla confusione e disperazione momentanea, si può uscire anche attraverso le sensazioni di piacere che la vostra casa produce. Il tepore o la freschezza della stanza, l’ambiente tonico e gratificante, hanno una funzione molto più efficace delle discussioni fatte di parole. Invitando i vostri figli persi nella confusione mentale, a vedere il mondo come una scena aperta vengono stimolate le sue capacità di cogliere gli aspetti positivi circostanti. Fargli ascoltare i rumori e il silenzio della casa, osservare ciò che dalla vostra finestra è possibile vedere, dal fruscio delle foglie alla vicina che stende le lasagne. Lo spostamento dalla confusione e dai vissuti di paura avviene attraverso esperienze di percezione concreta che ci fanno prendere contatto con la realtà e con la possibilità che abbiamo di viverla ed amarla: quando si riesce a vedere una cosa nella sua bellezza, già si comincia ad amarla e tutta la disperazione si ridimensiona.
Tecnologia, attività, giochi in famiglia. In che misura e a quali di questi aspetti dare più risalto?
Non possiamo più parlare di preoccupazioni per il futuro rispetto a desiderati o temuti cambiamenti comunicativi ed espressivi. Il cambiamento, infatti, è già avvenuto nei nostri bambini e adolescenti, i “nativi digitali” (Morena S.,2017), che antepongono alla riflessione la comunicazione che guida le relazioni. Come sostiene Galimberti (1999) si può scegliere di vivere o di rimanere in disparte rispetto alla tecnologia, ma in questa fase pandemica la scelta è obbligata dal momento che non è più uno dei mezzi, ma una delle uniche vere e proprie finestre verso il mondo.
La continuità delle attività in casa deve essere mantenuta costante, poiché permette di dare valore alle giornate di genitori e figli. Le modalità con cui strutturare il tempo, è sicuramente arduo per gli adulti, concentrati nel “misurare” diversi aspetti della giornata. Il social network ed il cellulare/tablet in genere, sono un mezzo che consente di allontanare la solitudine e di sentirsi sempre in contatto con i nonni/zii, compagni di scuola e insegnanti. Strutturare un orario preciso, in cui incontrarsi in questo “muretto virtuale” protetto, permette loro di comunicare con il gruppo dei pari, attraverso il linguaggio espressivo tipico di ogni età.
Mantenersi attivi e compartecipare
Durante questa pandemia, la strutturazione della quotidianità dei bambini e adolescenti può essere parzialmente condivisa con loro, che hanno maggiormente bisogno di essere contenuti sul piano emotivo; il rischio di lasciarli da soli in questa nuova dimensione di spazio vitale, potrebbe indurli a perdersi nel rimugino dei loro pensieri e paure. Lo stare in famiglia è una nuova dimensione, che può essere organizzata in attività pratiche, in cui si adempie alla cura dei propri spazi vitali e si seguono lezioni didattiche per mantenere una continuità scolastica, con particolare attenzione all’aspetto del gioco, diverso per bambini e adolescenti.
Quello che piace al bambino piccolo è poter utilizzare e modificare gli oggetti che lo circondano, per costruire la certezza di una possibile azione sul mondo (pasta di sale, cartoncini ecc.). Del tutto diverso è un adolescente, che predilige giochi che mobilitano una forte intensità emozionale, indipendentemente dal loro contenuto. E’ questa intensità emozionale che spiega il motivo per cui non ascoltano e sono spesso molto tesi, dovendosi confrontare con stimolazioni visive e uditive molto intense (Tisseron, 2006).
In entrambe le situazioni, è consigliabile che il genitore tenga conto della dinamica dell’approvazione e di risposta alle aspettative legittime dei propri figli, ad esempio compartecipando ai loro interessi, seppur dando degli orari di inizio e fine del gioco. In tal modo l’adolescente tenderà ad evitare di ricercare gratificazioni all’esterno del nucleo famigliare, risposta che viene riattivata spesso grazie ad Internet.
Quanto fin qui detto, sottolinea l’importanza di fornire un ambiente domestico adeguatamente stimolante e relativamente prevedibile per i nostri bambini. È utile riprodurre in maniera quanto più fedele i vari contesti da essi frequentati. I bambini che possono contare su un ambiente che promuova un sano ed equilibrato sviluppo psicologico, diverranno adulti capaci di adattarsi in maniera ‘sana’ alle diverse circostanze della vita, di stabilire dei legami soddisfacenti, di provare e promuovere benessere psicologico e fisico (Chiesa C., 2013).
Nuove regole familiari
Secondo Lei, in questo momento in cui tutto è stravolto, le abitudini, i premi, le punizioni, la ruotine come possono essere gestite dai genitori?
Si può affermare che in questo periodo di stretta vicinanza e dipendenza dalle persone che si prendono cura di loro, i bambini imparano ad imparare. Imparano cioè ad usare in modo intelligente il proprio comportamento attraverso l’osservazione dei genitori. Gestire la frustrazione di bambini e adolescenti, in fase pandemica, potrebbe risultare sfibrante nella misura in cui il sistema familiare non si adatti alla nuova situazione, caratterizzata da spazi fisici e psicologici ridotti.
Il contenimento emotivo dei propri figli è veicolato anche dall’insieme di regole stabilite, che normalizzano lo stravolgimento di vita in atto. Per gestire il cambiamento interno al nucleo familiare, si potrebbe ristrutturare un sistema di “economia di carezze”, intese come forme di riconoscimento e rispetto dell’altro. Attraverso questo sistema si effettua un bilancio delle punizioni e dei buoni premio da dare e ricevere, concordandole con i propri figli in base all’età. La variabile da osservare in fase pandemica è la durata della punizione. Questa necessita immediatezza e va conclusa in breve tempo, al fine di rendere il bambino consapevole dell’accaduto, ma contenendo la frustrazione già elevata.
Le emozioni dei bambini, un mondo tanto grande quanto meraviglioso, come aiutarli ad esprimerle? Come contenerle?
L’attaccamento nasce dalla sensazione piacevole di essere oggetto di cura, di essere avvolto affettivamente e riconosciuto dai propri cari. Nel tentativo di aiutare i bambini a esprimere le loro emozioni, l’adulto deve astenersi dal modificarle per renderle positive a tutti i costi; piuttosto si tratta di agire sulla situazione di emergenza.
L’accudimento distoglie dall’ansia
Attraverso la presa in considerazione di stimoli ambientali, mediante la percezione della sorpresa di ciò che si può fare insieme in casa, è possibile distoglierli dal ruminamento interno. Poi, con una comunicazione lenta e sicura, riuscire a tranquillizzarli. La modalità comunicativa per facilitare l’espressione delle emozioni è caratterizzata dalla lentezza. Grande attenzione a “staccare” le parole pronunciate l’una dall’altra con una pausa forzata nella frase e estrema concentrazione verso l’altro, affinché “senta” di essere l’oggetto della comunicazione.
Nei confronti di un bambino/adolescente ansioso e spaventato può essere utile far esprimere dall’ambiente circostante (fratello, animale domestico, oggetto preferito) un segnale di bisogno di cura. Un bimbo, impaurito da un buio improvviso, può essere invitato a prendere in mano un suo orsacchiotto, illuminato dalla luce di un telefono. Tale immagine richiama nel bambino la possibilità di superare un momento difficile, diverso a seconda dell’età, e può stabilizzarlo attraverso il sentimento di tenerezza che sperimenta per l’orsacchiotto tutto solo.
Ugualmente è possibile distogliere dalla paura e dall’ansia un adulto invitandolo ad interessarsi amorevolmente di qualcosa che ha bisogno delle sue attenzioni. Numerosi giochi da tavola (Dixit), possono essere modulati dai genitori come veicolo preferenziale per entrare nel mondo emotivo sia dei figli sia nel proprio. Suggerisco il libro di Claude Steiner “La favola dei caldomorbidi”. Attraverso una favola, l’autrice spiega come sapersi adattare al contesto, alle sue richieste, riuscendo anche a ottenere vantaggi relazionali ed emotivi, necessari alla sopravvivenza psicofisica.
Ringraziando sentitamente per la disponibilità e la professionalità la Dott.ssa Eleonora Berardi, il Centro Psicologia Monterotondo vi rimanda alla settimana prossima per un nuovo approfondimento.
L’autrice dell’articolo è la Dottoressa Stefania Pillotti.